
Le palpebre potevano essere cucite tra loro.
Serrate irrimediabilmente
dalla forza sovrumana di un destino feroce.
Ma il mondo si disegnava,
sulle pareti della sclera.
Proiettate nell’oscurità dei sensi
immagini
di un film senza sonoro.
Venivano concepite da un cervello bradipo
galleggiante in un mortale veleno.
Tutto era caldo intorno
i colori, l’incenso e la luce tremolante delle fiaccole.
Sentivo i pensieri ribollenti
ustionare le vene…
ed il sangue divenire buio come prima di un addio.
Avrei voluto spargere quel sangue, annacquato da un inchiostro pece,
non aveva capacità di presa, scivolava via
lasciando le mie carni chiuse e l’anima aperta…
Nella mia immobilità avrei voluto catturare
le lingue di fuoco, che mi circondavano
con la speranza di calmare i tremori
e asciugare il diluvio che mi dilaniava
col frastuono che,
diventava silenzio dove incominciava la luce.
Ero vestita come una principessa,
distesa su quel composto giaciglio
posto al centro di una grande tenda,
la pelle chiara e la piccola bocca rossa
capelli lunghi scendevano lungo i fianchi
come un mantello, orlavano la schiena.
Tu, mio adorato principe, eri al mio capezzale, chinato,
dietro il mio capo imperlato di sudore febbricitante,
Sentivo i tuoi occhi dolci e addolorati
che mi accarezzavano senza toccarmi.
Vestivi di camoscio con una camicia chiara
e i capelli neri appoggiati alle spalle
erano trattenuti alla fronte da un laccio di cuoio.
Ti imploravo muta di non posare le tue
mani tenere e nobili
sul mio corpo contaminato dalla morte,
il vortice nero mi girava intorno
avvinghiandomi
non volevo trascinarti
in quell’ immenso occhio nero
che mi risucchiava impietoso.
Ti amavo ed eri splendido come il sole.
Quello prezioso,
delle giornate terse di gelo…
quello che al tramonto diventa porpora
e all’alba rosa incanto
Ti desideravo più della vita…
E non mi importava se la morte se la portava via…
Avevo la sensazione che se ti fossi
solo coricato accanto a me
senza sfiorarmi
un incantesimo ti
avrebbe fatto per sempre mio
ed io tua, per l’eternità…
Se solo tu avessi potuto sentire
…la mia anima…
che si esalava ad ogni sempre più breve respiro…
Lentamente, come mosso dai fili invisibili di
un arcano sortilegio
ti sdraiavi leggero, senza muovere l’aria
accanto a me….
come se avessi potuto leggere i miei pensieri
impalpabili,
ubbidivi docile alle mie preghiere chiuse.
Energia pura, sottomessa all’universo…
Dall’alto, insieme, potevamo guardarci su quel letto mortale…
Ed un gesto inconsapevole d’intesa ci fece muovere il capo all’unisono
l’uno verso l’altro…
Per un attimo mi parve di aprire gli occhi, contemporaneamente
Ignari ciascuno dei gesti e dei pensieri dell’altro
E guardarci così… per l’ultima volta…
Ma vidi soltanto la testa triangolare
di una serpe verde e gialla
con grandi occhi fessurati
e le fauci rosso cupo
Strisciare tra i fili d’erba di un prato spezzato
dal serpeggiare viscido
di quel corpo freddo
e perverso…
Aveva inoculato
il fatale veleno
ed inquinato per sempre il cuore degli uomini.
Serrate irrimediabilmente
dalla forza sovrumana di un destino feroce.
Ma il mondo si disegnava,
sulle pareti della sclera.
Proiettate nell’oscurità dei sensi
immagini
di un film senza sonoro.
Venivano concepite da un cervello bradipo
galleggiante in un mortale veleno.
Tutto era caldo intorno
i colori, l’incenso e la luce tremolante delle fiaccole.
Sentivo i pensieri ribollenti
ustionare le vene…
ed il sangue divenire buio come prima di un addio.
Avrei voluto spargere quel sangue, annacquato da un inchiostro pece,
non aveva capacità di presa, scivolava via
lasciando le mie carni chiuse e l’anima aperta…
Nella mia immobilità avrei voluto catturare
le lingue di fuoco, che mi circondavano
con la speranza di calmare i tremori
e asciugare il diluvio che mi dilaniava
col frastuono che,
diventava silenzio dove incominciava la luce.
Ero vestita come una principessa,
distesa su quel composto giaciglio
posto al centro di una grande tenda,
la pelle chiara e la piccola bocca rossa
capelli lunghi scendevano lungo i fianchi
come un mantello, orlavano la schiena.
Tu, mio adorato principe, eri al mio capezzale, chinato,
dietro il mio capo imperlato di sudore febbricitante,
Sentivo i tuoi occhi dolci e addolorati
che mi accarezzavano senza toccarmi.
Vestivi di camoscio con una camicia chiara
e i capelli neri appoggiati alle spalle
erano trattenuti alla fronte da un laccio di cuoio.
Ti imploravo muta di non posare le tue
mani tenere e nobili
sul mio corpo contaminato dalla morte,
il vortice nero mi girava intorno
avvinghiandomi
non volevo trascinarti
in quell’ immenso occhio nero
che mi risucchiava impietoso.
Ti amavo ed eri splendido come il sole.
Quello prezioso,
delle giornate terse di gelo…
quello che al tramonto diventa porpora
e all’alba rosa incanto
Ti desideravo più della vita…
E non mi importava se la morte se la portava via…
Avevo la sensazione che se ti fossi
solo coricato accanto a me
senza sfiorarmi
un incantesimo ti
avrebbe fatto per sempre mio
ed io tua, per l’eternità…
Se solo tu avessi potuto sentire
…la mia anima…
che si esalava ad ogni sempre più breve respiro…
Lentamente, come mosso dai fili invisibili di
un arcano sortilegio
ti sdraiavi leggero, senza muovere l’aria
accanto a me….
come se avessi potuto leggere i miei pensieri
impalpabili,
ubbidivi docile alle mie preghiere chiuse.
Energia pura, sottomessa all’universo…
Dall’alto, insieme, potevamo guardarci su quel letto mortale…
Ed un gesto inconsapevole d’intesa ci fece muovere il capo all’unisono
l’uno verso l’altro…
Per un attimo mi parve di aprire gli occhi, contemporaneamente
Ignari ciascuno dei gesti e dei pensieri dell’altro
E guardarci così… per l’ultima volta…
Ma vidi soltanto la testa triangolare
di una serpe verde e gialla
con grandi occhi fessurati
e le fauci rosso cupo
Strisciare tra i fili d’erba di un prato spezzato
dal serpeggiare viscido
di quel corpo freddo
e perverso…
Aveva inoculato
il fatale veleno
ed inquinato per sempre il cuore degli uomini.
Insieme ad una smorfia di dolore
strizzai immediatamente gli occhi,
con la forza di una morsa…. La stessa con
cui l’abbraccio gelido della morte mi strinse a sé…
solo ceneri, fumo nero
e una grande catasta
lontana nel deserto
Dall’eterno silenzio… emersi…
Richiamata dal suono di un’antica e lontana arpa …
e il lamento delle cornamuse che si avvicinavano,
insieme al vento….
non potevo vedere il mio corpo, solo sentire l’appartenenza a qualcosa di indefinibile
con le vertebre conficcate le una sulle altre
radicata ad una realtà tangibile quanto inverosimilmente immateriale…
Ero schiena ancora informe col capo chino ai bordi di una scogliera altissima…
La guardavo con occhi che ancora non avevo
Più lontano della musica, solo il fragore dell’oceano…
I suoni erano tutti così distanti,
come se provenissero da un altro mondo…
e avessero dovuto superare una barriera
per giungermi afoni.
Sentivo la materia come fosse
una santa architettura di atomi ubbidienti
e quel lembo della lunga gonna
di cotone scozzese col fondo blu
si scuoteva al vento con forza…
Io potevo solo immaginare
il tessuto dalla trama forte, battermi sui fianchi.
Ero più sottile del vento…
ma nulla più, mi agitava…
Mi aspettava ora il primo od ultimo volo…. sola…
Ai confini della terra…
ti sentivo…
sentivo che c’eri pur nella mia assoluta solitudine
Allargai le braccia e potevo godere della tua evanescente
presenza,
più del sentore di una stoffa indossata sulla pelle
perché tu eri sia dentro che fuori di me…
mi sentivo un’ ameba zuppa di te…
In quell’attimo di completo abbandono e consenso alle forze del cielo
conobbi la sublime presenza dell’eternità…
Eri tu… per sempre… L’Amore… senza inizio e senza fine….
… ed era solo per la mia carne, un nuovo inizio…
strizzai immediatamente gli occhi,
con la forza di una morsa…. La stessa con
cui l’abbraccio gelido della morte mi strinse a sé…
solo ceneri, fumo nero
e una grande catasta
lontana nel deserto
Dall’eterno silenzio… emersi…
Richiamata dal suono di un’antica e lontana arpa …
e il lamento delle cornamuse che si avvicinavano,
insieme al vento….
non potevo vedere il mio corpo, solo sentire l’appartenenza a qualcosa di indefinibile
con le vertebre conficcate le una sulle altre
radicata ad una realtà tangibile quanto inverosimilmente immateriale…
Ero schiena ancora informe col capo chino ai bordi di una scogliera altissima…
La guardavo con occhi che ancora non avevo
Più lontano della musica, solo il fragore dell’oceano…
I suoni erano tutti così distanti,
come se provenissero da un altro mondo…
e avessero dovuto superare una barriera
per giungermi afoni.
Sentivo la materia come fosse
una santa architettura di atomi ubbidienti
e quel lembo della lunga gonna
di cotone scozzese col fondo blu
si scuoteva al vento con forza…
Io potevo solo immaginare
il tessuto dalla trama forte, battermi sui fianchi.
Ero più sottile del vento…
ma nulla più, mi agitava…
Mi aspettava ora il primo od ultimo volo…. sola…
Ai confini della terra…
ti sentivo…
sentivo che c’eri pur nella mia assoluta solitudine
Allargai le braccia e potevo godere della tua evanescente
presenza,
più del sentore di una stoffa indossata sulla pelle
perché tu eri sia dentro che fuori di me…
mi sentivo un’ ameba zuppa di te…
In quell’attimo di completo abbandono e consenso alle forze del cielo
conobbi la sublime presenza dell’eternità…
Eri tu… per sempre… L’Amore… senza inizio e senza fine….
… ed era solo per la mia carne, un nuovo inizio…
Life after lifeultima modifica: 2009-03-01T14:39:00+01:00da
Reposta per primo quest’articolo
…Energico, bellissimo ed infiammato testo poetico. Emerge una possente e solo parzialmente nascosta ira con l’universo intero. Le stelle che non tracciano percorsi premonitori nel cielo. Ti affanni, ti sfinisci e ti esaurisci….
sei molto brava a scrivere.
io non sarei mai in grado di parlare d’amore, poichè non l’ho mai provato. So di perdermi qualcosa, ma credo che la solitudine sia più importante di qualsiasi legame profondo.
infondo l’essere umano è per natura narcisista ed egoista, i rapporti umani sono solo convenzioni sociali. Accettare di essere soli è molto più faticoso che accettare un altra persona-
Detto questo ho detto una cazzata, ma sono in continua lotta con la banalità, senza rendermi conto che l’amore forse non è così banale.
Brava, scrivi molto bene e quello che scrivi forse non sai neppure tu da dove ti viene, la logica della tua fantasia la trovi a lavoro finto e sono certo che ti stupisci nel leggere quello che hai scritto.
Capita anche a me, quando inizio non so quello che scriverò, sia che sia una poesia o un romanzo.
Ora ne sto scrivendo uno nuovo, sono al sesto capitolo ed ogni volta che mi siedo al pc non so cosa scrivere, poi comincio a digitare e in un’ora scrivo una pagina. Così ho fatto il primo che ha preso pure un premio letterario, ho pure fatto un libro di 60 poesie anche quello premiato, mi piacerebbe farteli avere, se mi dai la possibilità te li mando.
Un abbraccio
pppp
E’ una vera passione leggere i tuoi scritti.
Complimenti cara Fly.
Ciao da pulvigiu.
Bellissimo racconto Fly, sono senza parole. Sai? leggendolo mi ha riportato alla mente “Ode a un Usignolo” di keats, un poeta che amo molto.
“Deserte! Come una campana risuona questa parola
Che mi riporta alla mia solitudine.
Addio! L’immaginazione non può più illudermi,
Come si dice sia solito fare quest’elfo ingannevole.
Addio, addio. Il tuo canto doloroso svanisce
Oltre i prati vicini, oltre il fiume quieto,
Al di là del colle ed è sepolto adesso
Tra i boschi della valle vicina.
E stato un sogno soltanto? O una visione?
La musica è svanita: dormo? Son sveglio? ”
Spero non ti dispiaccia se ho incollato qui i versi finali ma questo “dormo o son sveglio” fanno spesso parte di me. Chissà se mi capisci!
Un abbraccio
Devo dire che ti stai specializzando in un modo nuovo e molto particolare di scrivere. Potrei definirlo “allucinatorio”. Da quanto ho capito nella risposta al mio commento nel tuo post precedente, segui le “visioni” con le quali si esprimono i tuoi stati d’animo del momento. E’ davvero una sorta di “sogno” indotto, in fondo.
Comunque, se questo tuo post parla di un nuovo inizio… sono contento che sia cosi’ 🙂
Ti consiglio di leggere Autopsye, di Alina Reyes. Non è edito se non in francese, ma si sposa bene con questo tuo senito testo…
ciao fly…leggendo ho fatto un lungo viaggio lontano…non sapevo nemmeno io ma mi sembrava di essere nel tuo racconto…sei bravissima…bella l’immagine di lui chino su di lei…smuack
We bella ragazza….
sono tornata..mi si era rotto il pc 🙁
come stai??
I miei libri è difficile trovarli in libreria solo online, purtoppo le case editrici che pubblicano ad esordienti sono così. Io te li manderei molto volentieri se tu mi dessi la possibilità, credimi che sono più quelli che ho regalato di quelli venduti, ma sono contento così, sono felice che mi si legga e sempre attendo con ansia la critica, per me è il regalo più grande che mi si possa fare.
Ti abbraccio
pppp
Nemmeno il velo della morte cela l’energia dell’amore tra due persone!
Triste ma bello questo tuo racconto Fly.
Un saluto e buona settimana!
è proprio quell’Amore di cui parlo spesso nei post
quell’amore che non nasce e muore con le persone ma le attraversa da una vita all’altra perchè è l’unico possibile per quelle due anime
intenso questo racconto perchè pur essendo molto triste nella fase iniziale e centrale alla fine sbocca nella consapevolezza che a quell’Amore non c’è fine
e di questo si può solo giore anche nella morte
ciao fly
un abbraccio
è stata una bellissima lettura
grazie
Sempre stupito dal modo in cui sai indagare i recessi dell’anima… scavi nelle immagini e nelle sensazioni .. fino a che non tocchi, per un solo istante, l’eternità immutabile di quella materia spirituale…che sta dentro di noi….
è straordinario leggerti e sentire qualcosa di arcano e profondo più della vita mortale.
un abbraccio
Daniel
Sogni che si fanno concreti come allucinazioni necessarie per sentirsi ancora vive.
X baronerosso1: grazie per la tua personale interpretazione.
X epifasi: prima di tutto esiste l’amore per se stessi… senza di esso non esiste altro Amore… e la solitudine è un’ottima palestra per sperimentare quest’amore… L’ameba zuppa di te… e quell’immagine solitaria ai confini della terra…. Alludeva proprio a questo…
X Paolo Pietro, è proprio come dici tu… quando si scrive non sai mai quello che esce… Grazie, sono molto lusingata, per la proposta di leggere i tuoi libri… ti scriverò per accordarci…
X pulvigiu: il fatto che i miei scritti appassionano è per me un incredibile sorpresa!
X goccia: sono molto belli i versi finali della poesia di Keats… e poi sposano molto bene il mood del mio scritto e quel tuo “dormo o son sveglio” credo di capirti molto bene goccia!
X wolfghost: non è una specializzazione è un momento così… più che un nuovo inizio… è una transizione… o gli inizi… ce ne sono tanti… almeno tanti quante fini mi concedo…
X Fabioletterario: Alina Reyes la conosco per un altro genere di letteratura… Autopsye non lo conosco, credi si possa sposare con questo scritto?
X sofia : che bello rivederti da ste parti… poi so che a te piacciono le storie dei principi e delle principesse…
Xsiciliamara : non c’è male, grazie! E tu cara?
X Gabry : Cosa sopravvive dopo la morte se non l’amore? … non quello delle soap-opera che dura sempre meno…
X strega Athena : si trovo molta comunanza coll’Amore dei tuoi post….
X Daniel: già quella materia che esce dal tempo e dallo spazio … ma che è la sola a riempirlo e darne un senso…
X notimetolose: la tua ipotesi è molto concreta!
Grazie di cuore a tutti!
Cara Fly… bello ed intenso… Il racconto si sviluppa incalzante… L’amore ha sempre la meglio, nonostante la presenza della “morte”… La passione nei dettagli che sto iniziando a scoprire nel tuo stile di argomentare… fa il resto… Credo che sia un racconto “vivo”… appassionante e coinvolgente… Non è facile poi descrivere “l’impalpabie”… sensazioni e sentimenti compresi… un pò, come tempo fa commentavamo su Magritte… scrivere-dipingere quello che gli altri faticano a focalizzare…
Complimenti ancora… è sempre un piacere leggerti…
Tanti besitos… Sonia
P.S. il tuo commento su Venezia ha impreziosito il mio post… grazie per i versi che mi hai lasciato…
Ciao! Succede a volte… non è colpa tua… succede! Questo post è molto bello… le parole e le sensazioni descritte lo sono molto di più! Non ho potuto leggere tutto… ripasserò…
buonagiornata! ciauzzzzzzzzz
una meraviglia..sempre sul filo di uno strapiombo buio, e nell’attimo in cui la caduta sembra inevitabile..ecco che prendi il volo…
uno degli scritti più belli che ho avuto il piacere di leggere..
posso inserirti nella mia lista blog?
Molto visionari alcuni dei tuoi ultimi post, come se librassi l’anima in una scrittura quasi automatica che ti conducesse di sua iniziativa verso la conclusione.
Ti leggo sempre con appassionata attenzione.
Un caro abbraccio anima bella e gentile.
Paola
Buona notte cara Fly
un abbraccio
fiore
parole che si susseguono in vortici di suono e lamento confondono l’identità dell’ameba sognante e concentrata sulla morte ella perde di vista la vita sognando di vivere e sognando di morire
potesse l’orrendo serpente essere visto con l’uguale animo che ne gode la bellezza ogni oggetto sparirebbe lasciando un cielo interiore pulito come il vuoto spazio
fosse la spazzatura amata senza riserve gli amanti smetterebbero l’illusorio gioco di specchi che li vincola alla carne senza godere il corpo
ho sempre amato il fango e ciò che imputridisce
da lì nascono i fiori
forse antichi ricordi nascosti aspettano di essere svelati
alcuni pezzi di identità scacciati dal tuo corpo passato
cedendo il posto alll’altrui identità dopo averne accettata l’autorità la povera ameba ha perduto pezzi di sè, forse
forse un amore stroncato dall’esterno, forse un suicidio, forse
forse solo un bel racconto, amore e morte
Un percorsso accidentato… passionale… interiore…
Sono passato per rileggere…
Un post trascinante.
BUONAGIORNATA!!!
Grazie cara,
ripassare e rileggere questo tuo scritto.. mi ha di nuovo supito in termini di profondità…e di dolce consapevolezza… Ho sempre pensato che la consapevolezza contenesse implicitamente in sé qualcosa di feroce e inevitabilmente amaro… ma tu mi hai fatto ricredere…
un abbraccio
Daniel
Un saluto Fly e buon fine settimana!
Quali parole mi sono rimaste per parlare di te, Fly?
E’ una cosa che va fuori dalla mia portata.
L’anima della tua penna è senza tempo.
Questa volta,
pensavo di venire a trovarti, spegnere le luci, sedermi…
e stare a osservare cosa stava per andare in scena.
Arrivo, leggo le prime righe…
inizio a vedere degli abiti che non appartengono al nostro tempo,
inizio a vedere dei personaggi veri
da riuscire quasi a toccarli,
vedo te con sembianze diverse da quelle di altri tuoi viaggi nell’infinito.
Leggo una prima volta le tue parole…
poi le rileggo, mi ruotano intorno,
alcune in modo nitido e altre più sfuggenti all’orizzonte,
sono molecole dei tuoi pensieri
non si vedono a occhio nudo,
vi passano le mani attraverso ma non sono tangibili,
eppure i personaggi li rendi profondamente vivi,
si sentono al tatto i tessuti, il profumo del cuoio…
Il vissuto palpabile di questo fotogramma di una passata epoca.
L’emozione che ho provato questa volta
è qualcosa che finirebbe per apparire banale,
perché non vi sono parole più banali,
di quelle che possano descrivere parole
così incredibilmente armonizzate.
E’ come cercare un difetto in uno spartito di musica classica,
dove ogni nota è stata sapientemente con tanto innato talento
messa nel posto giusto dello spartito, con la durata giusta la polifonia perfetta
che rende l’opera un sogno da ascoltare
come questo tuo sogno….. da leggere.
Con tutta la stima e la mia ammirazione,
ti abbraccio Fly e ti auguro una serena notte.
Ieri, oggi, domani, ricordiamo
questo giorno:
l ‘8 marzo tutto l’anno
e per sempre.
Auguri
per ogni sorriso che ti farà star bene,
per ogni sogno che vorrai realizzare,
per ogni bacio che ti scalderà il cuore.
Auguri
per ogni momento speciale.
Auguri da Giuseppe.
Buon 8 marzo…
Biby
Buona domenica cara Fly
fiore
E certo! Nella vita ci sono tante morti e tante rinascita 🙂 Speriamo che alla fine… siano pari! 😉